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Alla ricerca di una definizione di organizzazione

29/11/2022

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Non è semplice definire cosa sia un’organizzazione: è, al contrario, molto più semplice cercare di fornire esempi di organizzazioni, da cui – per deduzione – trarre di seguito una definizione del termine.
Ecco, comunque, alcune definizioni proposte in letteratura.

Per Henry Mintzberg, uno dei “mostri sacri” dell’organizzazione, professore di management all’università di Montreal, in Canada, l’organizzazione è definibile come il complesso delle modalità secondo le quali viene effettuata la divisione del lavoro in compiti distinti e viene realizzato il coordinamento tra tali compiti. Già da questa prima definizione emergono alcune caratteristiche distintive che ritroveremo nelle successive: il concetto di “divisione del lavoro in compiti distinti” e quello di “coordinamento tra tali compiti”.
La divisione del lavoro è un argomento importante nelle teorie economiche, riguardando in genere tutte le organizzazioni umane, dalle più piccole comunità, come la famiglia, fino alle più grandi aziende nazionali. Il lavoro, infatti, è uno dei fattori della produzione e la sua organizzazione riveste un ruolo essenziale per la crescita delle società.

Secondo Adam Smith, che è considerato uno dei padri dell’economia moderna, si possono considerare due tipi di suddivisione del lavoro: la divisione orizzontale, detta anche macroeconomica, in cui il sistema economico si suddivide in diversi rami (settori o industrie) che producono beni, o gruppi di beni, diversi e la divisione verticale, in cui il sistema economico si suddivide in diverse figure professionali e il lavoro si suddivide in distinti ruoli nella produzione, cioè mansioni. La divisione del lavoro aumenta, naturalmente, la produttività media del lavoro, ma può essere applicata estensivamente solo se è favorita da un allargamento dei mercati. Vedremo più avanti in dettaglio questi concetti.

Per Edgar Schein, professore di organizzazione al MIT, l’organizzazione si può definire come il coordinamento razionale delle attività di un certo numero di persone, al fine del raggiungimento di uno scopo od obiettivo comune ed esplicito, mediante la divisione del lavoro e delle funzioni, e mediante una gerarchia di autorità e responsabilità. In questa definizione si aggiungono, ai concetti di divisione del lavoro e di coordinamento visti in precedenza, caratteristiche nuove: lo scopo od obiettivo comune ed esplicito, che è poi la missione dell’Impresa, lo scopo ultimo per cui compete sul mercato, e l’idea di gerarchia di responsabilità, base fondante dell’organizzazione, da cui poi derivano strumenti come organigramma e mansionari.

Howard Aldrich, professore di sociologia all’università del North Carolina, punta invece l’attenzione sui concetti di ruolo e di relazioni tra dipendenti: per lui, infatti, l’organizzazione è definibile come il ruolo che i singoli dipendenti dell’Impressa devono svolgere e le relazioni che devono intercorrere tra essi, perché il coordinamento del loro lavoro assicuri un ottimale contributo al raggiungimento degli obiettivi aziendali. Il concetto di ruolo è importantissimo in organizzazione, e definibile come lo spazio di attività affidato ad una persona che occupa una determinata posizione all’interno del sistema organizzativo.

Essendo un sociologo, Aldrich pone inoltre enfasi sulle corrette relazioni tra individui alla base di un elevato valore aggiunto per l’impresa: indubbiamente il valore delle relazioni è d’importanza strategica all’interno delle organizzazioni: è interessante notare come all’interno di un’organizzazione le relazioni interpersonali ma anche interfunzionali siano importantissime per mantenere un clima aziendale sereno e – conseguentemente – per mantenere una produttività di elevato livello e qualità.

Venendo, infine, a uno di massimi esperti di organizzazione aziendale italiani, Giovanni Bernardi, professore di economia e organizzazione aziendale all’università di Padova, la definizione di organizzazione è ancora più completa: per Bernardi l’organizzazione si può definire come un sistema complesso di persone, associate per il perseguimento di uno scopo unitario, fra cui si dividono le attività da svolgere, secondo certe norme, stabilendo a tal fine dei ruolo, collegati tra loro in modo più o meno gerarchico, in rapporto dinamico con l’ambiente esterno.
Ritroviamo concetti già affrontati in precedenza, come ruolo, divisione del lavoro, conseguimento di uno scopo; Bernardi, però, pone l’accento sulle norme e sull’ambiente esterno. Per quanto riguarda le norme, oggi si può dire che in qualsiasi ambito ci sia un minimo di organizzazione esistono delle procedure che stabiliscono il modo di agire in specifiche situazioni o come trattare determinati eventi.
Tale aspetto è così importante che esistono Enti nazionali ed internazionali il cui scopo istituzionale è quello di redigere, formalizzare, mantenere, diffondere procedure unificate, come ad esempio l’UNI, l’ente italiano di unificazione.
Per quanto, invece, riguarda l’ambiente esterno, l’arena competitiva dove l’azienda quotidianamente si confronta, la definizione di Bernardi è importantissima perché supera quelle degli altri studiosi, che si concentravano solamente all’interno dell’organizzazione, per uscire all’esterno, dove l’azienda compete, e dove è fondamentale per essa mantenersi in rapporto dinamico, cioè sapersi adattare al contesto competitivo che si evolve in modo continuo nel tempo, e adattarsi significa – per le aziende ma anche per le persone – sopravvivere.
​
Dopo aver analizzato quattro differenti definizioni di organizzazione, cerchiamo ora di costruire una definizione che – possibilmente – sintetizzi le proposte precedenti.
Possiamo, quindi, definire le organizzazioni come quelle unità sociali, cioè quei raggruppamenti d’individui, che hanno alcune caratteristiche ben definite: un fine, cioè uno scopo, determinato o determinabile; un certo numero di meccanismi, di procedure, atti ad assicurare che le attività svolte siano orientate a raggiungere quel fine; la possibilità di sostituire i propri componenti quando questo si riveli necessario.
L’ultima caratteristica, però può essere “addolcita” non facendo riferimento al termine “sostituire” ma a quello di “aggiornare”: non dimentichiamo, infatti, l’importanza della formazione continua per mantenere pienamente operative le risorse umani operanti all’interno dell’organizzazione.
La definizione che abbiamo ottenuto è estremamente versatile: adesso cerchiamo di entrare più nel dettaglio dei tre requisiti che sono richiesti ad un raggruppamento di individui per essere definito “organizzazione”.
Il primo requisito, la prima caratteristica, cioè l’avere un fine, uno scopo determinato o determinabile esclude – in prima battuta – tutta una serie di sistemi sociali come la famiglia, i gruppi di amici, le comunità.
Questi raggruppamenti d’individui, infatti, svolgono certamente una grandissima quantità di funzioni ma non possiedono un fine predeterminato, uno scopo economico ben definito.
Il secondo requisito, invece, comporta, per i singoli membri, l’adozione di comportamenti che tengono conto di diritti e doveri specifici, esercitati nell’ambito di ruoli predeterminati.
Si tratta, in sintesi, di adottare delle regole di comportamento che siano orientate all’ottimizzazione degli sforzi per raggiungere lo scopo principale per cui l’organizzazione è stata costituita: è impensabile applicare questo principio alla famiglia o ai gruppi di amici, dove l’informalità, la serenità e l’amicizia sono alla base dei rapporti umani. Il requisito relativo alle norme, alle procedure ed alle regole dirette ad assicurare che le attività svolte tendano a raggiungere quel determinato fine per cui l’organizzazione esiste, può essere anche considerato alla stregua di “formalizzazione”.
Questo, però, senza voler inquinare questo termine con significati negativi, contrapponendo il termine “formale” al termine “informale”, che può anche voler significare “sostanziale”.
Il terzo requisito, infine, quello relativo alla possibilità di sostituire i propri componenti quando questo si riveli necessario, è quello che può assicurare alle organizzazioni la sopravvivenza oltre e al di sopra dei singoli componenti.
Abbiamo già accennato alla massima attenzione che dobbiamo porre nell’interpretare questo requisito: molto spesso la sostituzione si può evitare mediante una formazione continua, e quindi mediante l’aggiornamento, della totalità delle risorse umane aziendali.

Dott. Alessio Cassinelli-Lavezzo

Senior Partner di Sigma Experience

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Dopo l’ITALIAN ENERGY SUMMIT…

4/10/2022

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​Torniamo a parlare, a valle degli articoli pubblicati nei mesi scorsi, di Energia e di Fonti energetiche. Lo stimolo è rappresentato dall’Italian Energy Summit organizzato dal Sole 24 Ore, al quale Sigma Experience ha partecipato con una propria delegazione.
 
Le recentissime evoluzioni nel Settore energetico hanno portato, essenzialmente, a redistribuire le fonti di approvvigionamento di Gas, in conseguenza alla reazione concertata da USA ed UE contro la Russia. Miliardi di metri cubi non arrivano più dunque dalla Russia, bensi’ arrivano via pipeline dall’Algeria o da altri Paesi; contemporaneamente, sono stati accelerati o rivitalizzati alcuni progetti di terminali di rigassificazione (o di navi che svolgono lo stesso compito); infatti, come è noto, per distanze superiori ad alcune migliaia di chilometri il gas non viene trasportato via condotta, bensi’ viene liquefatto in zona di estrazione, trasportato via nave, e rigassificato nelle zone di utilizzo (tra cui l’Europa).
 
Il mondo dell’Energia è dunque oggi concentrato su tutto questo.
Peraltro, le nuove realizzazioni in campo Eolico e Solare vanno comunque avanti, tutto sommato a ritmo discreto, se consideriamo le mille difficoltà connesse alla realizzazione di nuovi impianti.
La situazione generale ora descritta, in ogni caso, ha dato un deciso contributo ad accelerare il dibattito, e in qualche modo ad accelerare diversi processi. Ad esempio, oggi si parla più facilmente, e con meno preconcetti, di terminali di rigassificazione. Alle numerose ‘colpe’ storiche del Sistema Italia in campo energetico, infatti, va senz’altro aggiunta anche la mancata realizzazione di tali terminali; per 40 anni (sic!), l’unico terminale in funzione è stato infatti Panigaglia, presso Portovenere (SP), peraltro di dimensioni limitate (poco più di 3 miliardi di metri cubi annui) e di difficile accesso, come rammentato da Claudio Descalzi, A.D. di Eni, in occasione dell’Energy Summit sopra citato. Per fornire un parametro, il consumo annuo in Italia è intorno ai 75 miliardi di metri cubi!
 
In questo quadro, è anche ripreso in Europa ed in Italia il dibattito sul Nucleare, che procura, come è noto, oltre il 50% del fabbisogno di energia di un Paese come la Francia, e contribuisce tuttora alla produzione ed ai fabbisogni in vari altri Paesi di U.E. e Svizzera.   Rammentiamo che il Ministro italiano uscente si è espresso in modo costruttivo, e diverse componenti del probabile nuovo Governo in Italia si sono anch’esse espresse positivamente. E’ appena il caso di ricordare che la Fissione Nucleare di nuova generazione è un lontano parente dei reattori realizzati nel dopoguerra, per tecnologia, per modalità di ingegneria progettuale e realizzativa, per procedure operative, e cosi’ via. La Fissione c.d. di III Gen è tecnologicamente simile alla II Gen, ma con ben altri sistemi di sicurezza in più  (è già funzionante in progetti pilota).  La Fissione di IV Gen è invece diversa (c.d. “nuovo nucleare”), è oggi in fase di prototipo e non troppo lontana dalla fase commerciale. Ha efficienze più alte, sistemi di sicurezza passivi.  Inoltre potrebbe produrre idrogeno (vedi sotto) senza l’utilizzo di elettrolizzatori.
 
Queste ultime annotazioni si ricollegano ad un altro aspetto del dibattito sull’energia: quanto successo nel 2022 deve portare a decisioni contingenti oppure a decisioni strutturali?
Forse non esiste una risposta vera ed univoca. Tuttavia, proviamo ad esporre alcune considerazioni.
Da un lato è oggettivamente presumibile che la guerra finisca e che l’attuale atteggiamento della Russia con il conseguente ‘murocontromuro’ cambi e si evolva. Ce lo dimostra la Storia. Pertanto, le forniture dalla Russia forse riprenderanno: non avrebbe alcun senso distruggere infrastrutture e sistemi operativi e tecnologici complessi per una fase che certamente non durerà in eterno.
Dall’altro lato, l’esperienza del 2022 (qualunque ne sia la durata) ha senz’altro riacceso la massima attenzione sul tema energia in genere, ha contribuito a smuovere alcuni ostacoli ed alcuni pregiudizi verso alcune fonti, ha evidenziato che il 40% di import italiano dalla Russia era probabilmente troppo, e che forse in 40/50 anni qualche rigassificatore in Italia andava fatto. Mai dovremmo decidere su un tema strategico come l’Energia sulla base di situazioni emotive.
 
Concludiamo, con uno sguardo al mondo che vivranno i nostri figli.
Le fonti fossili, oltre al fondamentale tema della CO2, incontreranno prima o poi il problema della depletion dei giacimenti. Recenti tecnologie e scoperte spostano in avanti la data della depletion effettiva: tuttavia, questa prima o poi si dovrà verificare.
In questo ambito, il mondo sta studiando le opportunità di produzione di energia attraverso la Fusione (vedi, solo in Europa, Iter) ed attraverso l’Idrogeno. I tempi sono lunghi, ma ci arriveremo. Ricordiamo solo che la Fusione non sostituirà la fissione, ma potrà essere una formidabile arma in più nel portafoglio energetico, soprattutto in grandi aree con alti consumi (Parigi, Nord Italia, Germania) e capacità di alti investimenti iniziali.
 
Le rinnovabili tradizionali (Eolico, Idroelettrico, Solare) devono pertanto coprire una fase fondamentale: consentire al pianeta di convivere con un livello di CO2 il più basso possibile, avviarsi a compensare la depletion dei giacimenti fossili, coprire i fabbisogni che ci separano dalla fase in cui Idrogeno e Fusione (in ordine cronologico) faranno finalmente parte della nostra cultura tecnologica ed industriale.
In questo ambito, ricordiamo che le materie prime che contribuiscono a realizzare le rinnovabili tradizionali sono risorse finite (terre rare, cobalto..).
 
 
Come sempre, siamo a disposizione per contributi e commenti.
 
Sigma Experience  -  Domenico Rubino 

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IL GRUPPO SIGMA INVESTE NELLA MODA ECOSOSTENIBILE

22/9/2022

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Con il supporto del Team Finance di SIGMA EXPERIENCE srl, la start-up innovativa RIMODALAB ha avviato con successo la propria attività nel settore della moda ecosostenibile.
Il buon esito del progetto è stato reso possibile dal funding fornito da investitori privati e finanziari, tra cui SIGMA FINANZIARIA srl, e dalla visione strategica elaborata dall’Advisor SIGMA EXPERIENCE srl.
La prima collezione P/E 2023, con il brand LAURASTRAMBI, è esposta per il periodo della Fashion Week nello show room di via Tortona 14.
La missione di RIMODALAB è di entrare nel segmento medio-alto del fashion con un progetto che non implica solo la realizzazione di capi ecosostenibili, ma la realizzazione di un processo innovativo di design, creazione, approvvigionamento e distribuzione di capi di abbigliamento, accessori, calzature, profumi ed essenze, basato su tecnologie digitali.
Tramite l’utilizzo di queste tecnologie, RIMODA LAB è in grado di tracciare e certificare l'ecosostenibilità di tutta la filiera di produzione (tessuti e materie prime, produzione e confezionamento, lavorazioni esterne e finiture), con la realizzazione di una piattaforma web oriented per la gestione della tracciabilità dei materiali e della produzione di articoli di abbigliamento e accessori.
La stilista e designer Laura Strambi ha disegnato una collezione donna caratterizzata dalla ricerca di materiali naturali e innovativi, stampe esclusive unite ad un design contemporaneo di ricerca che determina uno stile particolare, deciso, sempre “Up to date” e femminile. Il brand propone una collezione Contemporary, con l’obbiettivo di mantenere una parte di capi continuativi timeless, evitando di seguire il frenetico rinnovamento stagionale totale delle collezioni.
I capi sono progettati consapevolmente per poter garantire un ulteriore ciclo di vita post consumer, considerando da subito la fase dello smaltimento. I nostri store daranno un servizio personalizzato creativo e sartoriale per dare una “seconda vita” ad ogni capo, tramite servizi di refitting, repainted, interventi di ricamo manuale e stampe, sempre con apporto di creatività per reinventare nuovi capi.

 
 

Stefano Bregni 

Managing Partner

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Il vantaggio competitivo per le aziende: le risorse umane

30/4/2021

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Le risorse umane costituiscono concretamente un vero e proprio vantaggio competitivo: in quest’ottica, una gestione efficace delle risorse umane diviene sempre più per l’impresa un obiettivo primario. 
 
Il valore centrale per l’azienda delle persone è evidente, perché esse permettono lo sviluppo e consentono di adattarsi ai cambiamenti della società. Nei tempi moderni, la formazione dei collaboratori diventa un aspetto centrale per la crescita e per l’investimento di un’azienda.
 
Le attuali tendenze evolutive dei sistemi organizzativi delle aziende mostrano che, nonostante il progresso tecnologico, è sempre l’uomo a rappresentare la risorsa fondamentale su cui poggiare le fondamenta del benessere dell’azienda, ed è opinione diffusa che siano proprio alcune peculiari caratteristiche dei collaboratori gli elementi chiave per far decollare le aziende. 
Le aziende nascono, vivono, sopravvivono, si sviluppano o muoiono, anche per merito, o demerito della loro risorsa fondamentale: la risorsa umana. Diviene così essenziale, per le imprese, dotarsi del migliore sistema di sviluppo delle risorse umane ai fini di ottenere in maniera agevole il miglior vantaggio competitivo derivante.
 
Una non adeguata Organizzazione delle Risorse Umane potrebbe quindi rallentare o limitare il successo e lo sviluppo dell’impresa. 
La scelta del personale è tanto importante quanto l’organizzazione dello stesso, è importante saper cercare, reclutare, motivare, coinvolgere e valorizzare i collaboratori.
Per ottenere una gestione efficiente, le organizzazioni devono saper valorizzare al massimo le potenzialità dei propri dipendenti, e, per conseguire tale obiettivo, risulta di fondamentale importanza l’utilizzo di soluzioni innovative, tali da permettere la gestione integrata dei processi di business. 
 
Sigma Experience, grazie alla sua esperienza e competenza nell’ambito risorse umane, può offrire supporto per approfondire queste tematiche. Per maggiori informazioni, non esitare a contattarci. 
Ti invitiamo a seguire i nostri canali social per rimanere in costante aggiornamento su tutti i nostri contenuti.

Autori

Simona Schilirò - HR Manager di Sigma Experience
Elisa Mora - stagista divisione Web Marketing 
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La ripresa dell’industria rallenta: materie prime alle stelle

16/4/2021

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Il mondo è in una situazione di elevata incertezza, sia dal punto di vista economico che sociale, e la pandemia è ancora ben presente nelle nostre vite. 
I costi delle materie prime sono andati alle stelle, così come in molti casi le possibilità stesse di reperimento. La Cina è uscita prima degli altri dalla crisi sanitaria, è un mercato di dimensioni enormi e ha iniziato a rifornirsi di zinco, rame, cotone, e altre materie prime non solo per la produzione del momento, ma anche per le scorte. La forte domanda cinese ha quindi spinto l’impennata dei prezzi, in quanto le importazioni primarie sono cresciute di otto volte da agosto rispetto a un anno prima. 
Tutto questo ha messo in difficoltà sia chi ha dei beni da esportare, ma soprattutto le imprese che operano sul mercato interno e hanno maggiori problemi a scaricare a valle i costi. Siamo in presenza di una fase caratterizzata da un aumento generalizzato dei costi di produzione in concomitanza con una forte recessione. Si tratta di una situazione che non è sostenibile nel medio periodo, in quanto i costi di produzione rischiano di diventare insopportabili per le imprese, ma anche per gli End User ed i consumatori finali. 

I settori più colpiti sono plastica e metallurgia ma anche altri settori e produzioni (se non di nicchia e ad alto valore aggiunto) non ne sono indenni.
In particolare, nel settore delle materie plastiche, molte imprese hanno scorte di polimeri e additivi per il mese di aprile (peraltro a costi elevati), ma le produzioni programmate per evadere gli ordini nei mesi successivi sono a rischio per mancanza di materie prime.
Il blocco straordinario del Canale di Suez ha ulteriormente ritardato il flusso commerciale su container, e si stima che abbia impattato per circa il 10% degli scambi internazionali.
Tutto questo dovrebbe portare inflazione ma, sia per i tassi d’interesse che restano nulli o quasi, sia per la bassa propensione alla spesa da parte dei consumatori, al momento di spirali o aspettative inflattive non ve ne sono. 
​
Il 2020, con il suo calo a doppia cifra del manifatturiero ci ha fatto tornare all’altra crisi nata dal sistema finanziario internazionale, 10 anni fa. Qualcosa è cambiato, però e non in meglio: il calo ha colpito molto duramente alcuni settori tradizionali (fashion, beni di consumo, retail, turismo e entertainment) e ulteriormente ridotto i redditi e la capacità di spesa di una fascia rilevante della popolazione meno garantita. In questa difficile situazione di crisi strutturale, si sono finora salvate le aziende che operano in settori tecnologicamente avanzati, quelle che non hanno risentito, o addirittura beneficiato della pandemia (farmaceutica, food, GDO), chi già operava in un contesto altamente internazionalizzato o ha significativamente investito nella sostenibilità e nella economia circolare. 
Il rischio attuale è che anche le aziende già proiettate in un percorso di ripresa siano costretti da un fattore esterno e non controllabile, quale costi e disponibilità di materie prime a rivedere al ribasso i budget per l’anno in corso.
Una risposta possibile a questa emergenza è nella revisione e ‘accorciamento’ della supply chain, che riduca i rischi di fornitura e mitighi l’esposizione ad eventi di natura straordinaria.
 
Gli advisor di SIGMA EXPERIENCE sono a disposizione per fornire soluzioni strategiche e operative nel settore degli acquisti, del risk management e della logistica, anche per le PMI.
​

Stefano Bregni

Managing Partner

Elisa Mora

Tirocinante - Web Marketing
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Pandemia: la moda tra i settori più colpiti in Italia

26/3/2021

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Il sistema moda è tra quelli maggiormente colpiti dalle politiche di contenimento della pandemia messe in atto dai governi, sia per la chiusura delle attività produttive la scorsa primavera, sia per i provvedimenti restrittivi che sono tutt’ora in atto e interessano perlopiù i canali distributivi. Pesa la scelta delle famiglie che si orientano ad acquisti essenziali, pesa il calo del turismo con conseguente calo degli acquisti in Italia e all’estero, nonché la diffusione dello smart working che riduce le occorrenze formali e penalizza il segmento abbigliamento e calzature. 
 
Secondo i dati emersi dall’analisi realizzata dall’Università Carlo Cattaneo – LIUC per SMI – Sistema Moda Italia sull’andamento del settore tessile-moda, quest’ultimo potrebbe arrivare a perdere 70mila posti di lavoro qualora non avvenissero interventi di sostegno alla filiera. Non solo: dovrebbe far fronte a un calo del fatturato pari a 9 miliardi di euro e rischierebbe la chiusura di circa 6.500 imprese. Il 2020 ha rappresentato una battuta d’arresto per il settore della moda, dopo anni di crescita: tra il 2015 e il 2019, è spiccato il settore dell’abbigliamento, che da solo determinava il 42,9% dei ricavi aggregati. 
 
SMI si è attivata per portare in sede governativa un dossier elaborato insieme all’Università che delinea lo stato reale della crisi e una serie di soluzioni attuabili concretamente per un intervento strutturale che permetta al settore di riprendersi, ma anche di crescere. È prevista una strategia con investimenti complessivi per circa 8 miliardi di euro che prevedono misure per interventi strategici di emergenza, interventi strategici di medio periodo e di lungo periodo, suddivisi nello specifico in tre pacchetti. 
 
Il primo pacchetto di interventi, pari a 2 miliardi di euro, prevede in particolare prolungamento della cassa Covid e strumenti a supporto dei piani di ristrutturazione.
 
Il secondo pacchetto, nonché il più corposo (4 miliardi di euro), riguarda interventi che dovrebbero essere messi a punto in un orizzonte di tempo abbastanza vicino, dai 36 ai 48 mesi, e prevede sostanzialmente contributi alla sostenibilità dell’industria e sostengo all’innovazione creativa. 
 
Il terzo pacchetto fa riferimento a interventi da attuare tra 3 e 5 anni, e prevede interventi con una prospettiva più ampia nell’ambito prevalentemente della digitalizzazione. 
 
Al di là delle politiche di supporto governative, è comunque indispensabile per le aziende del settore rivedere il proprio modello di Business ed adattarlo alle nuove condizioni del mercato.
In particolare, sarà molto importante per le PMI attuare strategie di integrazione e di rafforzamento della filiera, di eventuale riposizionamento del brand e del prodotto e di adeguamento delle politiche commerciali.
Sigma Experience, grazie alla sua esperienza e competenza nel settore può assistere con successo le PMI in questo processo di riorganizzazione e di indispensabile change management.
 
Autore
Elisa Mora
Web Marketing
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