Il mondo è in una situazione di elevata incertezza, sia dal punto di vista economico che sociale, e la pandemia è ancora ben presente nelle nostre vite. I costi delle materie prime sono andati alle stelle, così come in molti casi le possibilità stesse di reperimento. La Cina è uscita prima degli altri dalla crisi sanitaria, è un mercato di dimensioni enormi e ha iniziato a rifornirsi di zinco, rame, cotone, e altre materie prime non solo per la produzione del momento, ma anche per le scorte. La forte domanda cinese ha quindi spinto l’impennata dei prezzi, in quanto le importazioni primarie sono cresciute di otto volte da agosto rispetto a un anno prima. Tutto questo ha messo in difficoltà sia chi ha dei beni da esportare, ma soprattutto le imprese che operano sul mercato interno e hanno maggiori problemi a scaricare a valle i costi. Siamo in presenza di una fase caratterizzata da un aumento generalizzato dei costi di produzione in concomitanza con una forte recessione. Si tratta di una situazione che non è sostenibile nel medio periodo, in quanto i costi di produzione rischiano di diventare insopportabili per le imprese, ma anche per gli End User ed i consumatori finali. I settori più colpiti sono plastica e metallurgia ma anche altri settori e produzioni (se non di nicchia e ad alto valore aggiunto) non ne sono indenni. In particolare, nel settore delle materie plastiche, molte imprese hanno scorte di polimeri e additivi per il mese di aprile (peraltro a costi elevati), ma le produzioni programmate per evadere gli ordini nei mesi successivi sono a rischio per mancanza di materie prime. Il blocco straordinario del Canale di Suez ha ulteriormente ritardato il flusso commerciale su container, e si stima che abbia impattato per circa il 10% degli scambi internazionali. Tutto questo dovrebbe portare inflazione ma, sia per i tassi d’interesse che restano nulli o quasi, sia per la bassa propensione alla spesa da parte dei consumatori, al momento di spirali o aspettative inflattive non ve ne sono. Il 2020, con il suo calo a doppia cifra del manifatturiero ci ha fatto tornare all’altra crisi nata dal sistema finanziario internazionale, 10 anni fa. Qualcosa è cambiato, però e non in meglio: il calo ha colpito molto duramente alcuni settori tradizionali (fashion, beni di consumo, retail, turismo e entertainment) e ulteriormente ridotto i redditi e la capacità di spesa di una fascia rilevante della popolazione meno garantita. In questa difficile situazione di crisi strutturale, si sono finora salvate le aziende che operano in settori tecnologicamente avanzati, quelle che non hanno risentito, o addirittura beneficiato della pandemia (farmaceutica, food, GDO), chi già operava in un contesto altamente internazionalizzato o ha significativamente investito nella sostenibilità e nella economia circolare. Il rischio attuale è che anche le aziende già proiettate in un percorso di ripresa siano costretti da un fattore esterno e non controllabile, quale costi e disponibilità di materie prime a rivedere al ribasso i budget per l’anno in corso. Una risposta possibile a questa emergenza è nella revisione e ‘accorciamento’ della supply chain, che riduca i rischi di fornitura e mitighi l’esposizione ad eventi di natura straordinaria. Gli advisor di SIGMA EXPERIENCE sono a disposizione per fornire soluzioni strategiche e operative nel settore degli acquisti, del risk management e della logistica, anche per le PMI. Stefano Bregni Managing Partner Elisa MoraTirocinante - Web Marketing
Il sistema moda è tra quelli maggiormente colpiti dalle politiche di contenimento della pandemia messe in atto dai governi, sia per la chiusura delle attività produttive la scorsa primavera, sia per i provvedimenti restrittivi che sono tutt’ora in atto e interessano perlopiù i canali distributivi. Pesa la scelta delle famiglie che si orientano ad acquisti essenziali, pesa il calo del turismo con conseguente calo degli acquisti in Italia e all’estero, nonché la diffusione dello smart working che riduce le occorrenze formali e penalizza il segmento abbigliamento e calzature.
Secondo i dati emersi dall’analisi realizzata dall’Università Carlo Cattaneo – LIUC per SMI – Sistema Moda Italia sull’andamento del settore tessile-moda, quest’ultimo potrebbe arrivare a perdere 70mila posti di lavoro qualora non avvenissero interventi di sostegno alla filiera. Non solo: dovrebbe far fronte a un calo del fatturato pari a 9 miliardi di euro e rischierebbe la chiusura di circa 6.500 imprese. Il 2020 ha rappresentato una battuta d’arresto per il settore della moda, dopo anni di crescita: tra il 2015 e il 2019, è spiccato il settore dell’abbigliamento, che da solo determinava il 42,9% dei ricavi aggregati. SMI si è attivata per portare in sede governativa un dossier elaborato insieme all’Università che delinea lo stato reale della crisi e una serie di soluzioni attuabili concretamente per un intervento strutturale che permetta al settore di riprendersi, ma anche di crescere. È prevista una strategia con investimenti complessivi per circa 8 miliardi di euro che prevedono misure per interventi strategici di emergenza, interventi strategici di medio periodo e di lungo periodo, suddivisi nello specifico in tre pacchetti. Il primo pacchetto di interventi, pari a 2 miliardi di euro, prevede in particolare prolungamento della cassa Covid e strumenti a supporto dei piani di ristrutturazione. Il secondo pacchetto, nonché il più corposo (4 miliardi di euro), riguarda interventi che dovrebbero essere messi a punto in un orizzonte di tempo abbastanza vicino, dai 36 ai 48 mesi, e prevede sostanzialmente contributi alla sostenibilità dell’industria e sostengo all’innovazione creativa. Il terzo pacchetto fa riferimento a interventi da attuare tra 3 e 5 anni, e prevede interventi con una prospettiva più ampia nell’ambito prevalentemente della digitalizzazione. Al di là delle politiche di supporto governative, è comunque indispensabile per le aziende del settore rivedere il proprio modello di Business ed adattarlo alle nuove condizioni del mercato. In particolare, sarà molto importante per le PMI attuare strategie di integrazione e di rafforzamento della filiera, di eventuale riposizionamento del brand e del prodotto e di adeguamento delle politiche commerciali. Sigma Experience, grazie alla sua esperienza e competenza nel settore può assistere con successo le PMI in questo processo di riorganizzazione e di indispensabile change management. Autore Elisa Mora Web Marketing Software e tecnologie che aiutano nei processi di diagnosi, gestione e prevenzione: le terapie digitali (conosciute anche come digital therapeutics e nella forma abbreviata DTx), regolamentate come i farmaci, integrano tecnologia e terapie tradizionali, aumentando di conseguenza gli strumenti a disposizione per la gestione di alcune patologie. La medicina digitale ha lo scopo di rivoluzionare l’assistenza sanitaria e il benessere sviluppando soluzioni tecnologiche per monitorare, elaborare e integrare vaste quantità di dati a livello di individuo e della popolazione per aiutare ad affrontare problemi e sfide di salute di pazienti, medici e sistemi sanitari. Le terapie digitali si adattano agli stili di vita dei pazienti per migliorare l’accesso all’assistenza sanitaria e i risultati clinici. Nell’ultimo decennio i progressi sono stati molti e hanno toccato ambiti diversi tra loro: l’utilizzo dei videogiochi per il trattamento di disturbi dell’attenzione, supporti mobile e app per la gestione delle patologie croniche e dell’assunzione di farmaci, sensori per la raccolta di dati. Più nello specifico è importante sottolineare che le terapie digitali tendono a dedicarsi a patologie che la medicina classica non è in grado di curare, ma che richiedono percorsi assistenziali lunghi, come ad esempio le malattie croniche (dipendenze, ipertensione, asma…) o i disturbi neurologici. Inoltre, possono essere utilizzati in modo indipendente o insieme ad altri farmaci e terapie per ottimizzare i risultati e possono essere più economici delle terapie convenzionali. Si tratta di veri e propri farmaci regolamentati così come lo sono i farmaci tradizionali, sottoposti a severi studi clinici prima dell’approvazione e dell’autorizzazione all’immissione in commercio, con l’unica differenza che queste si basano su app digitali, sull’intelligenza artificiale e sugli algoritmi piuttosto che sulla chimica e sulla biologia. Essendo riconosciuti come veri e propri farmaci, oltre a seguire l’iter previsto, in futuro potrebbe essere necessaria la prescrizione del medico e potrebbero essere rimborsabili. La prima autorizzazione è stata ricevuta nel 2017 da parte della Food and Drug Administration (FDA – l’agenzia regolatoria dei farmaci statunitense): il trattamento reSET, una app con un programma di tre mesi per la terapia della dipendenza da sostanze come alcol, cannabis e cocaina. Se la FDA ha già provveduto a rispondere alle nuove tecnologie, anche dal punto di prescrizioni e rimborsi. Con la pubblicazione del numero monografico “Terapie Digitali, una Opportunità per l’Italia” è iniziato un percorso importante per le DTx anche nel nostro Paese. Il progetto ha preso il via nel luglio 2019 ed è frutto della collaborazione di un gruppo interdisciplinare con figure provenienti dal mondo della ricerca, della clinica, dell’imprenditoria, delle startup, dell’economia e del regolatorio. Il documento, di oltre 200 pagine, è scaricabile gratuitamente dal sito della rivista Tendenze Nuove. Diverse sono le tematiche affrontate: - Valutazioni delle terapie digitali dal punto di vista tecnico e clinico - Inquadramento dal punto di vista del regulatory - Caratteristiche metodologiche degli studi di validazione - La gestione degli aspetti relativi alla privacy e alla sicurezza dei dati raccolti - Modalità di prescrizione e rimborsabilità - Proposta di una “governance” che sia in grado di guidare, nel lungo termine, un vero processo di digitalizzazione omogenea delle strutture sanitarie pubbliche a livello nazionale che coinvolga tutti gli stakeholder interessati L’obiettivo del volume è di fare in modo che le terapie digitali siano davvero viste in Italia come un’opportunità per il mondo clinico, scientifico, istituzionale ed imprenditoriali e per i pazienti. Se vuoi saperne di più per quanto riguarda le tematiche in ambito Healthcare & Life Sciences, ti invitiamo a partecipare al Congresso che si terrà in data 7 Maggio 2021. Link per l’iscrizione: http://sigmaexperience.it/healthcare-7-maggio-2021.html. Inoltre, ti ricordiamo che i nostri consulenti sono sempre a tua disposizione e ti invitiamo a seguire le nostre pagine social per rimanere sempre in aggiornamento sui nostri contenuti. Elisa Mora
Tirocinante Web Marleting La nascita di una nuova attività imprenditoriale, o di qualsiasi progetto aziendale, deve essere supportata da un’analisi di fattibilità in grado di fornire una serie di dati di natura economico-aziendale e non solo, che permettano di tracciare delle linee guida affinché la business idea si trasformi in qualcosa di concreto. Ma che cosa è un business plan? Il business plan è un documento di sintesi contenente le informazioni caratterizzanti una business idea, la cosiddetta idea imprenditoriale, e lo sviluppo che si intende dare all’idea per convertirla in qualcosa di concreto e redditizio. Tale documento consente di avere una visione d’insieme e dettagliata del progetto che si vuole realizzare. Il business plan rappresenta “il biglietto da visita” di un progetto ed è importante che sia convincente: costituisce la bussola della tua azienda. Ti aiuterà a tracciare la tua rotta, a navigare attraverso territori inesplorati e ad avere sempre ben chiaro cosa fare in ogni situazione che ti si presenti davanti. Nello specifico, può essere utilizzato per: dare vita ad una nuova attività (per esempio una Start Up), vendere o acquisire una azienda, individuare obiettivi e controllare performance, reperire finanziamenti e ristrutturazione del debito. Per costruire un Business Plan bisogna innanzitutto valutare l’attendibilità dei dati, tenendo conto soprattutto del contesto di mercato. In secondo luogo, è importante verificare la coerenza interna del piano e infine esaminarne la sostenibilità finanziaria. Sono quindi molteplici i fattori da considerare, tra cui: mercato, concorrenti, struttura organizzativa, trend macroeconomici, struttura economica finanziaria. Vediamo ora insieme un paio di “regole” che renderanno più semplice l’intero processo di pianificazione aziendale. L’obiettivo è realizzare un piano aziendale chiaro, efficace ed efficiente in modo che tu possa concentrarti sulla costruzione della tua attività. 1. Sii breve e conciso I piani aziendali dovrebbero essere brevi e concisi. Innanzitutto, il tuo business plan deve essere letto dagli investitori: nessuno leggerà un business plan troppo lungo e complesso. In secondo luogo, il tuo piano aziendale dovrebbe essere uno strumento che utilizzi per gestire e per far crescere la tua attività, qualcosa che continui a utilizzare e perfezionare nel tempo. Se è eccessivamente lungo, non sarà affatto semplice revisionarlo. Se avessi avuto più tempo avrei scritto una lettera più breve Blaise Pascal 2. Conosci bene il tuo pubblico Scrivi il tuo business plan efficace usando un linguaggio che il tuo pubblico riuscirà a capire con facilità. Per esempio, se la tua azienda sta sviluppando un processo scientifico complesso, ma i tuoi potenziali investitori non sono scienziati, evita il gergo o gli acronimi che gli saranno di difficile comprensione. Se invece esso è destinato a un team interno all’azienda, soffermati maggiormente sugli aspetti più rilevanti, tralasciando la retorica dedicata agli interlocutori esterni. Probabilmente sarà necessario elaborare più versioni dello stesso business plan per i diversi destinatari. Tuttavia, non è affatto semplice redigere un piano di business, poiché gli errori, le omissioni e le carenze di informazioni possono condizionare la realizzazione del progetto stesso. Redigere un business plan richiede, a volte, anche diversi mesi di lavoro preliminare, non per la redazione scritta del documento quanto per tutto il lavoro che è necessario fare a monte: lavoro di ricerca, analisi di mercato, e reperimento dei costi dei fattori produttivi, che solo in ultima battuta culminano nel documento finale. Per i motivi sopra menzionati è utile farsi guidare da un esperto nella realizzazione di un business plan. Il documento costituisce le fondamenta di un qualsiasi progetto imprenditoriale e per questo motivo deve essere efficace ed efficiente. Per maggiori informazioni o per richiedere il supporto dei nostri consulenti, non esitare a contattarci. Ti invitiamo a seguirci sui nostri canali social per rimanere sempre in costante aggiornamento su tutti i nostri contenuti. Elisa MoraTirocinante - Web Marketing Il successo delle Piccole Medie Imprese italiane con Amazon.it: 100 prodotti venduti al minuto.19/2/2021 Le PMI rappresentano un pilastro fondamentale del tessuto sociale e imprenditoriale italiano. Per numero (le PMI italiane sono circa 150mila), fatturato e impiego di forza lavoro, rappresentano di fatto la struttura portante dell’intero sistema produttivo nazionale. Grazie all’e-commerce possono raggiungere e soddisfare una fetta più ampia di clienti. Da giugno 2019 a maggio 2020, i partner di vendita italiani hanno registrato vendite per una media di oltre 75.000 euro ciascuno, ed hanno venduto in media più di 100 prodotti al minuto nei negozi online di Amazon. Le oltre 14.000 piccole e medie imprese italiane che vendono su Amazon.it hanno registrato vendite all’estero per più di 500 milioni di euro. Di queste, circa 600 le realtà che hanno superato il milione di dollari in vendite. Ad oggi, le piccole e medie imprese italiane che vendono su Amazon.it hanno creato oltre 25.000 posti di lavoro. Amazon a novembre ha pubblicato il Report 2020 sul successo delle Piccole e Medie Imprese (PMI) italiane con Amazon.it, che evidenzia il valore aggiunto generato a favore dei partner indipendenti che utilizzano i suoi servizi: oltre 900.000 in Europa, inclusi partner di vendita, sviluppatori, creatori di contenuti, autori e fornitori di servizi di consegna. Lo studio parte dall’analisi delle performance nell’ultimo anno delle 14.000 PMI italiane che vendono attraverso Amazon.it ed evidenzia come l’utilizzo del canale online le abbia aiutate a mantenere o a far crescere il loro business anche in un periodo così delicato e difficile con il quale si sono dovute scontrare in seguito alle restrizioni imposte dalla diffusione del virus Covid-19. Per maggiori informazioni, il Report 2020 sul successo delle PMI con Amazon.it è disponibile a questo link. Sei un imprenditore e hai bisogno di consulenza? Contattaci! I nostri consulenti sono a tua completa disposizione. Seguici sui nostri canali social per rimanere sempre in aggiornamento su tutti i nostri contenuti. Elisa MoraTirocinante - Web Marketing Il settore Healthcare è immensamente complesso, frammentato e competitivo. Le aziende che ne fanno parte sono molto diverse tra loro sia come tipologia d’azienda che come dimensioni. Andiamo dai colossi della farmaceutica ai piccoli distributori locali. In Italia abbiamo una forte produzione sia di farmaci che di dispositivi medici con aziende innovative ed efficienti che hanno costituito poli di assoluta eccellenza. Il distretto medicale di Mirandola, quello della Toscana con il comparto Scienze della Vita così come l’elevatissima produttività farmaceutica di Lombardia, Puglia e Lazio, ne sono una prova incontrovertibile. Una moltitudine di economisti illuminati e competenti assicurano che l’Healthcare sia una grande opportunità e che il mercato, o settori di esso, crescerà significativamente e velocemente. Lo scenario però si presenta con alcune complessità vecchie ed alcune nuove che sembrano dire il contrario. Regole etiche sempre più stringenti che, se pur auspicabili, rendono alcuni processi molto complicati e burocratici, il nuovo regolamento MDR per i medical device che benché slittato di un anno nella sua entrata in vigore, trova ancora aziende impreparate ad affrontare la nuova regolamentazione. Poi c’è l’immenso capitolo della gestione dei dati che, trattando in tantissimi casi dati sensibili come sono quelli dei pazienti, assume una rilevanza enorme. Infine un capitolo ancora da scrivere è quello relativo alla telemedicina, che con l’avvento dello standard di trasmissione 5G, costituirà un vero cambio epocale e, non ultimo, le innovazioni di processo e di gestione che verranno introdotte a seguito della drammatica esperienza COVID. In definitiva l’healthcare è davvero una grandissima opportunità ma solo per quei players che sapranno trasformarsi e adattare strutture e processi a questo mondo, per certi versi del tutto nuovo. L’evento organizzato da Sigma Experience il 30 di Novembre 2020 vede la partecipazione di numerosi esperti del settore Healthcare che, in un dibattito aperto, cercheranno di definire quali sono le azioni che i players dovranno intraprendere per essere vincenti in questo settore. |