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IDEE & MEDIA

La ripresa dell’industria rallenta: materie prime alle stelle

16/4/2021

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Il mondo è in una situazione di elevata incertezza, sia dal punto di vista economico che sociale, e la pandemia è ancora ben presente nelle nostre vite. 
I costi delle materie prime sono andati alle stelle, così come in molti casi le possibilità stesse di reperimento. La Cina è uscita prima degli altri dalla crisi sanitaria, è un mercato di dimensioni enormi e ha iniziato a rifornirsi di zinco, rame, cotone, e altre materie prime non solo per la produzione del momento, ma anche per le scorte. La forte domanda cinese ha quindi spinto l’impennata dei prezzi, in quanto le importazioni primarie sono cresciute di otto volte da agosto rispetto a un anno prima. 
Tutto questo ha messo in difficoltà sia chi ha dei beni da esportare, ma soprattutto le imprese che operano sul mercato interno e hanno maggiori problemi a scaricare a valle i costi. Siamo in presenza di una fase caratterizzata da un aumento generalizzato dei costi di produzione in concomitanza con una forte recessione. Si tratta di una situazione che non è sostenibile nel medio periodo, in quanto i costi di produzione rischiano di diventare insopportabili per le imprese, ma anche per gli End User ed i consumatori finali. 

I settori più colpiti sono plastica e metallurgia ma anche altri settori e produzioni (se non di nicchia e ad alto valore aggiunto) non ne sono indenni.
In particolare, nel settore delle materie plastiche, molte imprese hanno scorte di polimeri e additivi per il mese di aprile (peraltro a costi elevati), ma le produzioni programmate per evadere gli ordini nei mesi successivi sono a rischio per mancanza di materie prime.
Il blocco straordinario del Canale di Suez ha ulteriormente ritardato il flusso commerciale su container, e si stima che abbia impattato per circa il 10% degli scambi internazionali.
Tutto questo dovrebbe portare inflazione ma, sia per i tassi d’interesse che restano nulli o quasi, sia per la bassa propensione alla spesa da parte dei consumatori, al momento di spirali o aspettative inflattive non ve ne sono. 
​
Il 2020, con il suo calo a doppia cifra del manifatturiero ci ha fatto tornare all’altra crisi nata dal sistema finanziario internazionale, 10 anni fa. Qualcosa è cambiato, però e non in meglio: il calo ha colpito molto duramente alcuni settori tradizionali (fashion, beni di consumo, retail, turismo e entertainment) e ulteriormente ridotto i redditi e la capacità di spesa di una fascia rilevante della popolazione meno garantita. In questa difficile situazione di crisi strutturale, si sono finora salvate le aziende che operano in settori tecnologicamente avanzati, quelle che non hanno risentito, o addirittura beneficiato della pandemia (farmaceutica, food, GDO), chi già operava in un contesto altamente internazionalizzato o ha significativamente investito nella sostenibilità e nella economia circolare. 
Il rischio attuale è che anche le aziende già proiettate in un percorso di ripresa siano costretti da un fattore esterno e non controllabile, quale costi e disponibilità di materie prime a rivedere al ribasso i budget per l’anno in corso.
Una risposta possibile a questa emergenza è nella revisione e ‘accorciamento’ della supply chain, che riduca i rischi di fornitura e mitighi l’esposizione ad eventi di natura straordinaria.
 
Gli advisor di SIGMA EXPERIENCE sono a disposizione per fornire soluzioni strategiche e operative nel settore degli acquisti, del risk management e della logistica, anche per le PMI.
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Stefano Bregni

Managing Partner

Elisa Mora

Tirocinante - Web Marketing
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